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15 ottobre 2020

Dopo 10 anni di grande carriera la Sossio Banda esce con il disco di inediti intitolato Ceppecàt, preziosa fotografia popolaresca dei vizi e delle virtù innate dell’essere uomo su questa terra. Ecco cosa ci hanno raccontato in questa intervista.

Ceppeccàt, disco popolare nella sua accezione culturale del termine… là dove il popolo si incontra e si contamina, si scontra e modifica la sua lingua, le sue abitudini, i colori dei suoi vestiti… un processo ancestrale che arriva fin dentro le credenze che generano quel certo modo di stare al mondo, lontano dalle regole della televisione omologante. E tutto questo filtrato anche dalle tradizioni dei suoni e delle scritture melodiche dei canti. La SOSSIO BANDA in questo ha trovato la quadra del suo lungo viaggio a spasso fin dentro i confini di terre di confine, sempre senza mai lasciare la natia Puglia e le sue trame bandistiche. Ai sette vizi capitali sono dedicate queste sette nuove scritture che dal nostro sud abbracciano il resto del mondo… tantissime le sfumature rintracciabili nelle soluzioni che fanno di questo disco un bellissimo viaggio dentro le debolezze e le fragilità dell’essere umano.

Celebriamo ancora questo disco e questo video che lasciamo girare sulle nostre pagine. Secondo voi chi sono i veri “avari” al giorno d’oggi?

Sono coloro che pensano che il non dare in termini di affetto, relazioni, sentimenti, possa in un certo senso proteggere dall’altro, salvaguardare le identità, il lavoro e la cultura di un luogo. L’avarizia in umanità è il più grande peccato.

Ma in generale: il vero peccato dell’uomo secondo voi qual è? Perché in fondo, non so cosa ne pensiate, ma i 7 vizi capitali penso sempre siano delle ricchezze della natura umana…

I peccati sono un pretesto per trattare questi aspetti propri dell’animo umano, e nel nostro piccolo, abbiamo cercato di farlo in modo sempre diverso e bizzarro. Ad alcuni vizi abbiamo attribuito dei personaggi, ad esempio il “Nonno Tempo” per l’accidia (track “Timbe”), che cammina e scorre inesorabile, che non si ferma mai e non può perder tempo perché è egli stesso il Tempo e che, stanco di vedersi trascorrere inutilmente, diventa egli stesso accidioso; l’invidia che serpeggia e mortifica qualsiasi iniziativa distruggendo i rapporti umani è una Signora crudele e beffarda che gira tra la gente e ride della stupidità degli esseri umani afflitti da questo peccato.
Di altri peccati ne abbiamo esaltato le virtù, che sembra un ossimoro ma riflettendoci bene senza l’Ira probabilmente non ci sarebbe mai stata la Rivoluzione Francese e tanti altri avvenimenti che hanno cambiato il corso della Storia che hanno dato la forza a milioni di individui di emanciparsi e conquistare valori universali come la libertà, la democrazia e la dignità personale; la Lussuria che sistematicamente si presenta e primeggia in un mondo guidato e governato da essa; l’Avarizia che regala una vita misera fondata sul terrore del futuro, in cambio di una morte da ricchi, è un invito ad essere più generosi soprattutto nei confronti dei più deboli e dei bisognosi; la Gola fame di potere e denaro, ingordigia di pochi individui che si arricchiscono e speculano a discapito della maggioranza, provocando guerre e carestie; la Superbia nei confronti dell’ambiente e del mondo animale, che sta portando lentamente all’autodistruzione.
I sette peccati sono proprio nella natura umana, è un tratto della specie che non ha eguali in natura e oltre al linguaggio, pensiamo che sia la caratteristica principale della nostra razza.
Non ho mai sentito di un cane vizioso, viziato magari si, ma questo è tutta un’altra storia.

Galimberti è una ricca fonte d’ispirazione per il disco… come mai? Come avete collegato il tutto?

Il libro “ I vizi capitali e i nuovi vizi” del grande Galimberti, è stato la scintilla che ha innescato la creazione e la progettazione di questo disco. Da sempre, anche nelle composizioni più datate, il nostro punto di interesse e di analisi è stato l’uomo: i suoi sentimenti, i suoi comportamenti e il modo di relazionarsi con l’ambiente che lo circonda e con i suoi simili.
Galimberti in questo è maestro indiscusso, riuscendo ad aprire la mente del lettore o dell’ascoltatore, ad orizzonti e punti di vista inediti, inesplorati e assolutamente affascinanti. Se potessimo fare un disco per ogni argomento trattato dal filosofo nostrano, lo faremmo volentieri; l’incontro tra musica e filosofia, razionalità e sentimenti, mente e anima, è esplosivo e intrigante.

Questo suono spesso viene descritto come un suono privo di nazionalità, di etichette, di riferimenti quotidiani. Spesso si parla della Sossio Banda come di una banda apolide. Voi che ne pensate?

Mi piace vederlo come un complimento perché va nella direzione che ci siamo prefissati ed è a pieno un progetto di World Music che per definizione è contaminazione, mix di culture, scambio. Se così fosse, la Banda ha quantomeno un suono originale e per questo riconoscibile, che riesce ad andare oltre le etichette e la classificazione di genere; questo rende la nostra musica libera, esattamente come dovrebbe essere. Non sono proprio d’accordo con il termine apolide, perché già l’uso del vernacolo nei testi e gli strumenti suonati, danno un chiaro riferimento territoriale e culturale.
Crediamo fortemente che il mondo è di tutti e per tutti, in tutti i campi anche in quello musicale e il nostro è un piccolo frammento alla materia di cui è composta la Dea Musica.

E poi una curiosità: dal video, dal suono ai colori di questo disco. Il giallo, tinte senape, la sabbia… sono cose che tornano ciclicamente. È solo una mia impressione o esiste un motivo?

Sono i colori della nostra terra: la Murgia è una territorio arido, pietroso quasi del tutto privo di boschi e corsi d’acqua, dove i colori dominanti sono proprio quelli della terra nuda (marrone, giallo, senape). Anche i colori dei palazzi, le strade e questo Sole grande che ci accompagna per gran parte dell’anno, riportano a quelle tinte; nei nostri occhi ci sono quei colori.
Noi cantiamo e raccontiamo quello che siamo e l’aspetto cromatico non è meno importante rispetto a tutto il resto.

A chiusa: un disco per romanzare sui peccati, un disco per fare ammenda dei propri vizi oppure un disco che vuol educare in qualche modo?

I vizi e mai le virtù, già presenti in alcuni scritti di Aristotele, ripresi e trattati dai monaci durante il primo Cristianesimo e catalogati come oggi li conosciamo da Tommaso d’Aquino nel Medioevo, ci hanno sempre raccontato chi è di volta in volta l’essere umano, creando un’opposizione forte della volontà dell’uomo alla volontà di Dio. Ceppeccàt analizza l’uomo moderno attraverso i suoi peccati, mettendone in luce tutte le contraddizioni che lo caratterizzano e le conseguenze talvolta disastrose, che scaturiscono allorquando le scelte economiche, politiche e sociali della razza umana sono dettate e pilotate dai vizi.
La musica come ben sappiamo è il più universale tra i linguaggi e inevitabilmente porta con sé dei messaggi; i nostri sono la pace, la fratellanza, l’accoglienza e lo scambio umano e culturale tra tutti i popoli della Terra.
Questi valori non vanno solo raccontati ma anche e soprattutto esercitati.
Questo disco vuole, attraverso l’analisi dell’essere umano, quantomeno indurre alla riflessione.
Non ha la pretesa di educare, e allo stesso tempo è consapevole che non si può vivere senza peccati e virtù, poiché questa è una condizione propria dell’essere umano; pensandoci bene però, come diceva il buon Totò nella “’A’ Livella”, andremo tutti a finire sottoterra e l’unica cosa che ne rimarrà sarà il ricordo, buono o cattivo, che gli altri avranno di noi e che saremmo stati in grado di lasciare.
Perciò egoismo, scarso rispetto per gli altri, invidie, fame di potere etc. lasciamoli in un posto marginale delle nostre vite. Pace e musica.