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a cura di: QALT Agenzia di comunicazione
20 gennaio 2020

Un ritorno con il botto per la Sossio Banda, formazione in bilico fra la tradizione folk pugliese e le sonorità da concerto bandistico, il tutto miscelato alla musica balcanica con appiglio moderno all’esecuzione: “Ceppeccàt” (traducibile, in dialetto barese, come “che peccato” o, in alternativa, “c’è peccato”).

Ispirati dal libro “I vizi capitali e i nuovi vizi” (di Umberto Galimberti), i 7 brani che vanno a comporre “Ceppeccàt” danno vita a un concept album che analizza, di brano in brano, i peccati capitali, sviluppandosi come un «excursus antropologico e sociale della figura umana».

«“Ceppeccàt” analizza l’uomo moderno attraverso i suoi peccati, mettendone in luce tutte le contraddizioni che lo caratterizzano e le conseguenze talvolta disastrose, che scaturiscono allorquando le scelte economiche, politiche e sociali della razza umana sono dettate e pilotate dai vizi. La Superbia nei confronti dell’ambiente e del mondo animale, che sta portando lentamente all’autodistruzione; l’Invidia che serpeggia e mortifica qualsiasi iniziativa distruggendo i rapporti umani; l’Accidia che ha a che fare direttamente con lo scorrere inesorabile del tempo il quale, stanco di vedersi trascorrere inutilmente, diventa egli stesso accidioso; l’Ira che tante vittime ha provocato nella storia dell’umanità ma che allo stesso tempo ha dato la forza a milioni di individui di emanciparsi e conquistare valori universali come la libertà, la democrazia e la dignità personale; la Lussuria che sistematicamente si presenta e primeggia in un mondo guidato e governato da essa; l’Avarizia che regala una vita misera fondata sul terrore del futuro, in cambio di una morte da ricchi; e infine la Gola, fame di potere e denaro, ingordigia di pochi individui che si arricchiscono e speculano a discapito della maggioranza».

Uscito per ITALYSONA, “Ceppeccàt” è un album dai suoni variegati, come variegata è la tradizione musicale della Puglia, terra di confine dove i popoli mediterranei, fin dall’alba dei tempi, hanno avuto modo di incontrarsi e influenzarsi a vicenda, dalla Magna Grecia ad oggi.

E così, nella musica della Sossio Banda, condividono lo stesso spazio sonorità bandistiche e balcaniche, gli strumenti della tradizione (tamburi a cornice, ciaramelle, bena, fisarmonica, chitarra e mandola) e i fiati delle bande di paese (sax alto, tenore e baritono, tromba e flicorno, trombone e clarinetto), la musica folk pugliese, fatta di tammurriate e tarante, melodie malinconiche da bistrot francese (“L’avaro”), il tutto suonato in maniera contemporanea, con appiglio pop, nel senso esteso del termine.

Data la mistione di generi, e per come questi vengono miscelati fra di loro, con un certo sperimentalismo, il primo paragone che viene da fare è con uno dei personaggi che più, nella storia della musica, ha saputo incanalare nella propria musica questa trasversalità di linguaggi: Vinicio Capossela.

Il paragone con Vinicio Capossela emerge, anche e soprattutto, nell’introduzione di elementi “fuori contesto” all’interno dei brani, che sia il recitato (“Ammìdie”), che siano melodie “disturbanti” e oniriche, al limite della psichedelia (come accade in “Lui e lei”, o nell’interludio di “Sàziati”, che si veste anche di una voce filtrata), che sia la “schizofrenia” che viene infusa nei brani, sia nella scelta di introdurre “atipicità” nell’esecuzione o nella scelta di forme armoniche e ritmiche, sia nel creare dei brani cangianti, non legati alla forma strofa-ritornello-strofa, ma più vicini alla suite, come da tradizione progressive.

Insomma, “Ceppeccàt” è un album ambizioso, scritto divinamente ed eseguito in maniera ineccepibile, intrigante per tutti gli elementi che riesce a mettere sul tavolo, combinandoli con maestria, e piacevole all’ascolto, grazie a un songwriting fresco e mai pesante, che coinvolge ed avvolge, sia nella danza, sia nella riflessione.