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26/05/2020
di Marco Vittoria

Il disco che celebra i dieci anni di carriera della Sossio Banda si intitola “Ceppecàt”. I vizi capitali, le bellezze e le debolezze dell’essere umano.

Appunto del bello e del brutto di essere un uomo su questa terra parla il nuovissimo lavoro della Sossio Banda di Francesco Sossio Sacchetti. Un disco popolare che amplifica e contamina la tradizione bandistica pugliese e ne dà forme suoni di mille altre geografie possibili, dalla Grecia alla Turchia passando inevitabilmente per la generazione del Pop nostrano. Un disco, sette inediti, sette vizi capitali, tantissime le origini e le ispirazioni, gli strumenti antichi e la filosofia del sociale. Davvero un’opera che merita ascolto e grande attenzione.

Partiamo dalla copertina vi va? È molto particolare. Jung diceva (in sintesi) che per celebrare la completezza di un uomo si deve “illuminare” anche le sue zone d’ombra, i suoi segreti. La leggiamo così questa immagine?

La copertina è stata affidata all’estro di Davide Mangione, artista e illustratore gravinese; a lui abbiamo dato piena libertà di esprimere attraverso la sua creatività, i concetti e i messaggi del nostro concept album sui peccati e devo dire che è andato ben oltre le nostre aspettative.
Partendo dal presupposto che soprattutto nell’arte figurativa ognuno ci vede quello che vuole, la copertina raffigura questo omino (l’uomo per l’appunto), che è un po’ il leitmotiv di tutte le illustrazioni; perseguitato dai suoi sette peccati che ne diventano l’ombra, è così ossessionato e segnato da essi che anche quando l’ombra stessa e i vizi dovrebbero scomparire ossia quando posti di fronte ad una fonte di luce, continuano imperterriti ad esistere e a manifestarsi quasi a voler indicare l’impossibilità dell’uomo di disfarsene.
Certamente vizi e virtù sono parte integrante dell’uomo e di volta in volta diventano luci e zone d’ombra; non sempre però, i vizi sono ombra e le luci virtù…

Nella vostra musica, quali sono, se ci sono, i “peccati”? Domanda fine ma assai illuminante se volete…

Sicuramente c’è tutta la passione della Lussuria, ma probabilmente anche un po’ di Accidia nello “sfornare” dischi (soltanto due in dieci anni più un sostanzioso progetto di ricerca, potrebbero sembrare un po’ pochi), che scatena un po’ di Ira nella Banda, ma con un pizzico di Superbia possiamo affermare di riuscire a creare album molto apprezzati da critica e pubblico e di essere riusciti a stare assieme per più di dieci anni, il che suscita un po’ di Invidia da parte di alcuni; ci dispiace, non possiamo farci niente ma la nostra fame e Gola di musica e la nostra totale mancanza di Avarizia di sentimenti nello stare insieme, ci ha portato fino a qui: Ceppeccàt!

Dopo “L’avaro”, ci saranno altri video in cantiere?

Ci sono altre due sceneggiature complete che aspettano solo di prendere forma e speriamo di riuscire a realizzarne almeno una entro la fine dell’estate.

Domanda filosofica sul finale: che sia il “peccato” il vero pregio dell’essere umano? Perché trovo che nel difetto c’è la ricchezza di un’opera d’arte…

Il Peccato è dell’essere umano ed è nell’essere umano; non ho mai sentito di animali viziosi, magari viziati che è un po’ diverso. I vizi e mai le virtù, già presenti in alcuni scritti di Aristotele, ripresi e trattati dai monaci durante il primo Cristianesimo e catalogati come oggi li conosciamo da Tommaso d’Aquino nel Medioevo, ci hanno sempre raccontato chi è di volta in volta l’essere umano, creando un’opposizione forte della volontà dell’uomo alla volontà di Dio.
Inoltre alcuni peccati hanno cambiato il corso della storia dell’uomo; senza l’Ira ad esempio, unica arma nelle mani dei più deboli e di chi non ha più nulla da perdere, probabilmente non ci sarebbero mai state la Rivoluzione Francese o la Resistenza e tutte le guerre di liberazione dai totalitarismi e di lotta alla schiavitù.
L’uomo è un’opera d’arte quando fa l’uomo e non si riduce allo stato di bestia immonda come spesso capita purtroppo.
L’uomo è una macchina perfetta se non fosse per il peccato che è quel “difetto” che gli conferisce una dimensione terrena e imperfetta, senza la quale non ci sarebbero l’arte, la musica, l’odio e l’amore.
Quindi viva l’uomo con tutti i suoi peccati e soprattutto con le sue virtù.